domenica 17 luglio 2022

L'Imprinting dell'Evoluzione, la Dissonanza Cognitiva e lo Sciamano che è in te.

Ho una cosa da dire, ma è un po' complessa, credo, anche se a me sembra semplice.

Siamo “messi male” (eufemismo), e questo si è capito, ma non credo si tratti di un periodo di apocalisse, o di risveglio, o di crollo di un sistema e della nascita di uno nuovo.

Siamo solo nella… vabbè: “messi male”, come miliardi di volte nella storia.

La cosa diversa è l’accoppiamento fra il numero di viventi e la quantità e velocità delle informazioni e comunicazioni fra loro. Mai nella storia eravamo tanti e mai nella storia le info arrivavano in tempo reale.

Questo fa sì che ci sia uno stato psichico particolare che fa pensare – questo sì – ad uno stato di evoluzione in corso nella nostra specie. In meglio o in peggio si vedrà, ma è tutto qua quello che sta avvenendo.

Che comunque non è poco. Chissà quante balene sono morte prima che si integrasse la nuova specie, quella con le pinne al posto delle zampe. Per cui…

Anche se è vero che siamo frutto di e siamo abituati a tempi diversi, moltissimo più rapidi. La storia dell’evoluzione da scimmie a ciò che siamo, benché non tutti, è sotto studio per le sue enormi anomalie temporali rispetto a qualsiasi altra specie. E quindi chissà.

Restiamo sul pezzo, e vediamo come sostenere e aiutare questa evoluzione, dai.

La mia tesi, sostenuta da molte persone che, studiando la storia, dicono che quello che succede ora è la prima volta che si manifesta, è che singolarmente possiamo accompagnare l’evoluzione che di suo avrebbe tempi molto più lunghi. Un po’ come le aragoste, divenuto stretto il carapace dobbiamo abbandonarlo. Se sappiamo di averlo e se impariamo a farlo.

 

Siamo nati troppo presto

Cominciamo con due link (1 e 2) per andare a vedere due siti che raccontano della cosa che mi ha fatto riflettere e mi ha messo la pulce nell’orecchio sul qualcosa da poter fare.

Gli scienziati che studiano queste cose, si pongono il problema del perché, in maniera contro-naturale, l’essere umano nasca 9/12 mesi prima di essersi sviluppato – nell’utero – a sufficienza da avere a disposizione un sistema neurologico e cognitivo appena simile a uno scimpanzé neonato. Sistema che gli servirebbe per essere autonomo il giusto, invece di essere imbelle come un feto immaturo e completamente in balia degli adulti che lo circondano.

Faccio notare che si chiedono quale sia la causa di una cosa che, osservabile, viene data per scontata. Non si pongono nessun dubbio che sia così, ma si interrogano sul come mai avvenga una cosa così anomala.

E questa è un’informazione, e la teniamo là, appoggiata sulla scrivania.

 

L'Imprinting è considerato fondamentale

Passiamo ad altro, questa volta corroborato da un'amplissima letteratura e pratica clinica e cioè l’osservazione delle problematiche psichiatriche e psicologiche che derivano da ciò che è successo al paziente nel periodo pre, peri e post natale. Lì ci sono i traumi, gli imprinting, le esperienze, eccetera, di cui si occupano professionisti di tutto il mondo da una cifra di anni, sempre con lo scopo di andare a verificare in quel periodo la causa, o la genesi dei problemi.

Io seguo Lowen da 40 anni e lui descrive, per esempio, la genesi del carattere schizoide nei primi tre mesi di vita.

Ok: lì si imbastisce la maggior parte di ciò che si svilupperà nel bene o nel male nella vita di ognuno di noi. E il concetto di “imprinting”, di qualcosa che dà forma e determina i comportamenti futuri, nasce da qua.

Anche questa informazione mettiamola nella sua cartelletta e appoggiamola sulla scrivania insieme all’altra.

 

La dissonanza cognitiva

Adesso apriamo un’alta cartella e ci mettiamo dentro alcune informazioni riguardanti la “dissonanza cognitiva”. Me ne sono occupato perché credevo e credo di soffrire di questa patologia. In sintesi è uno stato di esistenza in cui uno sfigato si trova a barcamenarsi a seguito dell’incapacità di trovare una sintesi fra degli stimoli esterni spesso diametralmente opposti fra loro.

La maggior parte delle informazioni recuperabili dalla rete, riguardano il problema del rapporto deleterio con un narcisista. Alla fine, però, ha a che fare con ogni tipo di manipolazione, da quella mediatica al marketing, dalla campagna elettorale alle religioni. Cioè, siamo tutti manipolatori e manipolati sfruttando sempre e comunque i meccanismi per produrre la “dissonanza cognitiva”. In pratica ci costruiamo un mondo a sé che non ha un rapporto logico con la realtà, in modo da avere un ambito ideico in cui sentire di avere un senso e in cui anche le proprie scelte di vita e di sopravvivenza abbiano un senso, proprio quando nella realtà esterna tutti i segnali porterebbero alla disperazione e all’annichilimento.

Quello che sto dicendo qui potrebbe esserne un esempio.

Potremmo annoverare nella patologia della “dissonanza cognitiva” anche il complottismo, la tifoseria delle idee e della opinioni, il senso di dicotomia che viviamo nella nostra società.

Gira che ti rigira, ognuno si costruisce un pacchetto di pensieri che gli permettono di sopravvivere in mezzo a quest’ammasso di descrizioni che sono l’una l’opposto dell’altra e a giorni alterni, se non a ore.

Se poi ci mettiamo anche le nuove ricerche e teorie scientifiche, oltre che l’invenzione di nuove branche della stessa scienza (Epigenetica e P.N.E.I. in primis), avremmo a supporto quello che viene dato per scontato e cioè che è il pensiero a creare la realtà e non viceversa. Quindi? La realtà crea la dissonanza o è la dissonanza che crea la realtà?

Chiudiamo la cartella e mettiamola vicino alle altre due.

Complesso, eh?

Eh, lo so, ma segue una sua logica. Ci arriviamo.

 

Lo Sciamano

Adesso, seduti alla scrivania, con le tre cartelle ben in vista, figuriamoci di avere seduto, difronte a noi, un particolare figuro un po’ torvo e folkloristico, proveniente da quella cultura ancestrale che più vi piace: lo sciamano.

È da millenni che si aggira sul pianeta, anche se il termine proviene dalla zona nord orientale del mondo, fra la Siberia e la Cina. Il suo ruolo lo vediamo riconoscibile a tutte le latitudini e, in qualsiasi di queste, gli veniva riconosciuta la capacità di “camminare tra i mondi”, passeggiate dalle quali riportava nella tribù di appartenenza ogni tipo di cosa utile alla salute di chi a lui si rivolgeva.

Lasciamo alla fantasia ogni e qualsivoglia descrizione del tizio in questione e limitiamoci a considerare questa sua competenza di muoversi fra il cosiddetto mondo reale e il cosiddetto mondo fuori dalla realtà.

Perché è della sua competenza che dobbiamo occuparci. È lo sciamano in noi che, quando adesso apriremo le tre cartelle insieme, avrà la possibilità di dirci cosa farcene. Non aspettiamoci che arrivi uno sciamano vero a dircelo, perché parte del suo ruolo è quello di far vivere l’esperienza e poi, se è il caso, di spiegarla, ma soprattutto, è lui che, prima di condividerla, la attua.

Pronti?

 

Analizziamo con calma

Qual è il problema più scottante di questi tempi? No, nessuno degli eventi là fuori, ma il come ci sentiamo di fronte a questi: impotenti e dipendenti da decisioni prese da piramidi di potere di cui non ne vediamo il vertice.

Bene.

A me interessa quella sensazione.

Apriamo le tre cartelle.

Dalla prima osserviamo che siamo nati precocemente, quindi ancora non sviluppati a sufficienza per un minimo di autonomia, ma soprattutto tolti troppo presto dal sistema madre/bambino in cui vigeva uno scambio fra sostanze di tutti i tipi. Senza quel sistema in cui ogni “frutto” giunge alla maturazione necessaria per cominciare un altro ciclo, la crescita e lo sviluppo è a rischio vitale.

Dalla seconda osserviamo che, se la psicologia si occupa di quel periodo come a quello in cui si instaurano le caratteristiche peculiari del singolo individuo, vuoi che non siano imprintanti sia il distacco troppo prematuro dal sistema di maturazione, sia il periodo successivo di totale dipendenza (il bimbolino non può nemmeno girarsi nella culla) sia la totale impotenza di fronte all’assenza, qui fuori, di quello che era e dovrebbe ancora essere lo scambio lì dentro?

Quello che sto dicendo è che il non prendere in considerazione l’imprinting di ogni e qualsivoglia essere umano dell’impotenza e della dipendenza, argomentando solo su disagi di vario tipo conseguenti alle sue relazioni con l’ambiente, elimina la struttura fondante di tutte le culture, basata proprio sulla tanto elogiata interdipendenza e sulla scala gerarchica della società di riferimento in cui c’è chi ha il potere e chi non ce l’ha. Chi ce l’ha, per ottenerlo ha cercato in qualche modo di esorcizzare la sua impotenza, chi non ce l’ha amplifica e nutre lo stesso imprinting di tutta la sua vita.

Io, fossi uno psico-qualcosa, un po’ di ricerca su questo la farei. Tanto per capire come influisce su tutti gli altri aspetti elaborati fin qua.

Perché non mi sembra, a livello di coscienza, che non tocchi lo sviluppo neuronale e cognitivo di ogni individuo e ne contagi gli altri aspetti.

 

L'Imprinting dell'Evoluzione

Ma c’è, poi, un altro aspetto che mi è venuto da pensare.

Dentro l’utero, lo sviluppo e l’accrescimento venivano accompagnati dalle informazioni della madre, cioè, le cellule che si specializzano e si organizzano in funzioni e organi, hanno, oltre alla loro natura, anche una guida satellitare proveniente dal corpo della madre, già strutturato in quella forma a cui tende il feto.

È un mio ragionamento che segue una logica, senza alcun supporto, per quanto ne so, della famosa/fumosa scienzah.

Ebbene, quando è fuori da lì, imbelle, impotente e ignaro, senza aiutini né informazioni elettrochimiche, come fa il cucciolo a compiere i passi necessari per raggiungere da solo la maturazione che avrebbe dovuto raggiungere dopo altri 9/12 mesi di aiuto?

Già.

Se da un lato si vive l’impotenza e la dipendenza, dall’altro sono all’opera cellule e sostanze multi-potenti, sotto la guida di qualcosa che le gestisce e coordina e che non è il solo DNA.

Voglio dire che il DNA avrebbe fatto il suo mestiere anche nell’utero, ma una grossa direzione su cosa fare (Epigenetica docet) l’avrebbe ricevuta dalla simbiosi col corpo, la psiche e le reazioni della madre.

Ora, lì fuori troppo precocemente, è da solo e quel qualcosa è AUTONOMO.

Il suo mestiere, che nessuno gli ha insegnato, è di sviluppare il bambino contemporaneamente all’altra dimensione, quella in cui è completamente dipendente e non è per niente autonomo.

E non è probabile che anche in questo caso sia in atto la genesi di un imprinting?

Per chiarezza chiameremo imprinting A l'“impotenza/dipendenza” e imprinting  B la “multipotenza/autonomia”.

La mia assurda teoria è che la causa del 98% di quelle che vengono catalogate dissonanze cognitive e che sorgono quando una realtà di dipendenza e di impotenza propone schemi in opposizione fra loro, sia l’imprinting B.

L'handicap è che la realtà di cui sopra viene recepita e percepita con l’imprinting A, quello dell'impotenza e della dipendenza.

Cioè, a partire dalle relazioni di coppia per finire ai governi e alle amministrazioni in genere, l’imprinting A dell’impotenza e della dipendenza la fa da padrone. Dipende sempre da qualcun altro ciò che ci succede e ci sentiamo impotenti ad ottenere quello che crediamo ci serva. Lo crediamo anche perché nella fase di cui sopra, non essendo in condizioni di sapere cosa ci serve – né siamo in grado di chiederlo – impariamo che quello che arriva è ciò che ci serve.

Ecco che la realtà, anche se non ci piace, si circoscrive negli ambiti delle dualità, dipendenza/indipendenza e impotenza/potere, con annessi e connessi.

 

Dissonanze o Creazioni?

Come per questo periodo, in scala più ampia di quella di un individuo che è in relazione con un narcisista, a causa delle decisioni prese dall’alto e poi condivise da una grossa fetta della popolazione, ci si ritrova a crearsi delle dissonanze cognitive a iosa, onde difendersi in qualche modo dai troppi input che arrivano.

Ma sono dissonanze per chi ritiene che la realtà debba essere quella e basta, corroborata dalla scienzah, che si crede essere l’unica in grado di stabilire cosa è realtà e cosa no. Solo che un giorno dice una cosa e il giorno dopo il contrario, o mostra i suoi limiti, ma si impone con la forza e con il “dover credere”.

Bene: stiamo vedendo che si sono generate, dopo un tot di smarrimento e confusione, delle realtà parallele, assolutamente funzionali e funzionanti, a quella ufficiale. Realtà in cui la collaborazione si è sostituita alla dipendenza e la capacità di creare al potere.

Da dove arrivano queste manifestazioni, dato che si parte tutti dallo stesso punto dell’imprinting A, se non dall’imprinting B? Quelle che potevano sembrare dissonanze cognitive distanti dalla realtà, si sono trasformate in idee e progetti con tanto di attuazione e sostegno.

Ritengo che invece di sentirsi malati di dissonanza cognitiva, potremmo guardare ai nostri pensieri come frutto di quel “qualcosa” che, come all’inizio, lavora in noi parallelamente allo stato di impotenza e dipendenza.

Cosa sia quel “qualcosa” non saprei definirlo, né dargli un nome, visto che il catalogarlo proverrebbe dal bisogno di controllo determinato dall’imprinting A.

 

Lo Sciamano all'opera

Lo Sciamano utilizzava spesso la parola “mistero” e con un’accezione ben diversa dalla direzione fideistica e religiosa: non aveva niente a che fare con la fede, bensì con la pragmaticissima attitudine a non porsi domande inutili sul “chi” o “che cosa” e concentrandosi sugli effetti che il “chi” o il “che cosa” aveva sulla realtà. Assumiamo anche noi questa modalità e cominciamo ad operare osservando come il “chi” o “che cosa” opera per imitarlo e sostenerlo in AUTONOMIA.

Quindi, se invece di lasciare che il “chi” o “che cosa” – frutto dell’imprinting B – faccia ciò che fa, ancora una volta, in emergenza e inconsciamente e parallelamente all’imprinting A, riuscissimo a manovrare consciamente la sua azione?

Sottolineo che anche le pratiche cosiddette spirituali fanno parte dell’imprinting A. Dipendere da un dio (o facsimili di vario genere) che è più potente dei potenti, è nello stesso range di esistenza. Contrapposto ad un diavolo suo pari, ma con seguaci diversi. Sempre però nell’ambito dell’impotenza a cui lui sopperirebbe e della dipendenza da ciò che altrimenti non potremmo ottenere, compresa la pace e la serenità.

A fra poco

Quello che mi riprometto di condividere è il tipo di azione concreta da praticare. Lavoro da sempre in maniera pragmatica e quasi sempre con il corpo, quindi sto sperimentando una pratica quotidiana, un po’ particolare, di cui però vi renderò partecipi fra un po’. Certe trasformazioni hanno bisogno dei loro tempi, tenendo conto, fra l’altro, che attivano sistemi relativamente atrofizzati.

Ancora un po’ di pazienza, per favore.

Questo è lo sciamano che agisce, mettendo insieme ciò che trova nel suo viaggio solitario fra i mondi per portarlo a disposizione di chiunque. Non per altruismo, che sia chiaro: lo sciamano è molto pragmatico e sa che il 75% del suo benessere proviene dal benessere di chi lo circonda. Non in dipendenza o interdipendenza, ma come azione necessaria in un sistema chiuso.