sabato 16 maggio 2020

No, come prima no!

La Terra rischia di diventare sempre più arida - Galileo

Ero felice, quasi, che si fosse presentata l’opportunità dell’agognato “cambiamento”. Mi aspettavo tempi duri, difficili da supportare con una tenacia di cui non sapevamo niente. Della tenacia, intendo. E nemmeno dell’integrità.

Si è scoperto invece che il tanto sbandierato cambiamento non andava bene: tutti vogliono “tornare” com’era prima. Ognuno a suo modo.

Qui si svela quello che immaginavo e, oso dirlo, intuivo. E cioè che il tanto sbandierato “spirito” non è altro che merce, un prodotto da vendere come qualsiasi altro sul mercato.
Io non voglio assolutamente tornare là dov’era il prima, perché ho fatto di tutto, tutto ciò che era nelle mie possibilità, perché cambiasse, perché l’evoluzione che compete all’essere umano avvenisse.
Ho trascorso, come quasi tutti, i miei 60 giorni di clausura e ho seguito ciò che i social trasmettevano di notizie, articoli, comunicazioni ufficiali di scienza, politica, religione e economia, ho letto e ascoltato le altre campane e anche quelle rotte, quelle tibetane e i ferracci da rottamazione. Anche le voci angeliche e i rutti inveterati. Tutto ciò che potevo osservare, con la brama di vedere che quel cambiamento, quell’evo-luzione stesse avvenendo.
Invece, col trascorrere del tempo, solo un’involuzione sempre più profonda, da schiacciarmi con disillusione e terrore.
Se ritenevo che noi fossimo i creatori della nostra realtà, ho scoperto che sappiamo fare solo produzioni netflix di odio, ansia, assalto, storie di vampiri e di assassini mafiosi o messicani, di ‘ndrangheta e narcos.
E ho capito una cosa: che ci sia il cambiamento è esattamente ciò che spaventa di più proprio chi dice di volerlo. Perché non potrebbero più morire sognandolo. Sarebbero costretti a vivere come avevano sognato, e questo comporterebbe fatica.
Non avevo dubbi da molti anni sul fatto che proprio chi si dice spirituale era il punto debole della famiglia umana, ma non mi aspettavo che si manifestasse questa ecatombe.
Piene, totali contraddizioni, sguardi rivolti al passato, danze imbecilli sulle profezie e sulle voci dai maestri illuminati e dagli alieni. Ma al tempo del cambiamento vogliono tornare, liberi, a come era prima.
Probabilmente, nonostante loro qualcosa è cambiato comunque, ma non è manifesto.
Ho sentito per decenni quasi urlare che siamo tutti uno e che l’amore è la forza più grande dell’universo, ma ora, quando si dovrebbero aprire le menti e le anime al cambiamento, ci sono le tifoserie. E non per due squadre, ma per decine, ancora, a competere per chi vince il campionato.
Non ci torno a com’era prima, no. Io non ci torno. Anche se non so dove andrò né cosa ne sarà di me, io, dov’eravamo prima non ci sarò.
Per questo riparto con il blog. Per questo, dopo averlo lasciato rinsecchire, voglio usarne il potenziale per dire la mia su cosa è PER ME il dopo, quello che voglio, 

che non sia più il prima.


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