giovedì 26 dicembre 2024

Valutazione Bioenergetica e Trattamento Shiatsu

 

Molti clienti mi hanno suggerito di insegnare quello che faccio, ma io mi sono sempre rifiutato a causa del fatto che ciò che applico è frutto di un incastro fra le cose che ho imparato negli anni. Ritenevo che, a chiunque dovessi trasmetterlo, toccherebbe fare le mie stesse esperienze. Sorridevo, perciò, dicendo che non è proponibile un corso che duri 40 anni.

Ma il tempo passa e mi sono accorto che, in realtà, la tecnica che uso non è un mix di tecniche, ma la manifestazione di chi sono io mentre mi prendo cura della persona che mi ha chiesto di aiutarla.

Sono io” la tecnica, per così dire.

E finalmente, dopo tanti anni, posso raccontarla, spiegarla e insegnarla.

Mi sono diplomato in Shiatsu a giugno del 2000, per cui sono quasi 25 anni che lo applico, ma nel mettere le mani sulle persone, mi porto dietro altre cose, che non posso far finta che non esistono.

Per esempio, è dal 1982 che ho cominciato a praticare la Bioenergetica di Alexander Lowen, un metodo di lettura del corpo che è stato rivoluzionario da subito, e, nel tempo, io ci ho messo del mio.

Ho approfondito lo studio del Drenaggio Linfatico Manuale e alcune delle applicazioni del Cranio Sacrale. Per quanto mi è stato possibile ho familiarizzato con l’anatomia del corpo umano e di come funziona, senza entrare nel campo medico, dal quale mi tengo lontano.

Di conseguenza, quando tratto una persona, non mi irrigidisco sulle regole ferree della Medicina Tradizionale Cinese, che è alla base dello Shiatsu. Sapendo come si comporta il sistema corpo/mente nella sua libertà “naturale”, cerco di suscitare nella persona delle reazioni che la portino ad aprire la strada a una sua propria ricerca di trasformazione.

Mettersi nelle mani di qualcuno” ha un significato molto chiaro su cosa debba essere la relazione d’aiuto, e la coscienza e consapevolezza di questo concetto dipende totalmente, all’inizio, da quel “qualcuno” nelle mani di cui ci si mette.

Questo è il primo punto fondamentale da imparare, tenendo sempre in conto che l’ego non vede l’ora di assumere il potere e il controllo della situazione. Gioco forza, il primo impatto con cui si scontra chi vuole provare a dare sostegno a chi glielo chiede, sono il transfert e il contro transfert.

Si comincia da questo, perciò, proprio per evidenziare la profonda differenza tra il “potere su…” e il “potere di…”. Se non è chiaro che l’85% del potere di cambiare le cose sta nel ricevente e non nell’operatore, non si può procedere.

Si arriva poi a conoscere le proprie mani, che saranno, non tanto lo strumento dell’operatore, quanto gli intermediari fra i due soggetti della relazione. Se sono mani rozze e invadenti, totalmente dissociate dalla coscienza di sé, non possono essere usate per accogliere, prima, e guidare poi, la persona che se non fosse fragile non avrebbe chiesto aiuto.

Per cui impareremo a conoscerle, arrivando a loro come nostre “agenti di collegamento” fra il “sentire” dei due soggetti. Cosa che sembra scontata, ma non lo è assolutamente.

Affronteremo solo parzialmente i Meridiani, le loro caratteristiche e i loro percorsi, provando a interagire con l’energia che veicolano. Il mio maestro definiva, noi operatori shiatsu, degli “idraulici” che intervengono quando e dove il flusso di tale energia si blocca, o si affievolisce, o erompe incontrollatamente.

In questo modo incontreremo quelli che sono i blocchi fisici derivanti dalle contrazioni croniche inconsce che, a loro volta, sono il risultato dei blocchi dell’espressione delle emozioni con cui si cresce.

Toccherà affrontare, perciò, le basi della Bioenergetica, senza purtroppo poter approfondire di molto. Ci limiteremo a osservare come questi blocchi si manifestano e a cercare, tramite opportune applicazioni manuali, ad aprirli per permettere all’energia di scorrere.

Quando si decide di prendere fra le mani il corpo di un cliente, si sa che non è solo ossa, muscoli e pelle, che non è i suoi meridiani, né le sue contrazioni croniche. Chi chiede sostegno e aiuto, lo fa perché crede che i mezzi per cambiare le cose che lo disagiano, non li abbia lui.

Quindi impareremo a fargli percepire dove è lui ad avere il potere di cambiare lo stato dell’arte, imponendo, col suo pieno consenso, al sistema nervoso di resettarsi. Questo è appannaggio delle tecniche cranio sacrali, con cui ci confronteremo limitatamente a ciò che ci è più utile.

Alla fine del percorso del weekend, scopriremo che è solo l’inizio, ma avremo compreso anche se è il caso di continuare a cercare o se sia meglio lasciar perdere.

Questo tipo di ricerca avviene soprattutto su sé stessi e ogni trattamento ci metterà a confronto con chi siamo noi, in quanto abbiamo fra le mani un noi che normalmente facciamo fatica a vedere.

È un percorso di consapevolezza, e non l’acquisizione di uno strumento per ego auto referenti.

È fondamentale assicurarsi del fatto che chi ci chiede aiuto non sa che è se stesso a poterselo dare, e che noi siamo lì solo per ricordarglielo facendogli toccare con mano che è così.