giovedì 9 luglio 2020

Ruota dei Tiranni spiegata di più.


La “Ruota dei Tiranni”, come tutte le ruote di medicina, è uno strumento utilizzato in chiave sciamanica. Ben lungi dall’essere un folkroristico giullare per turisti, lo sciamano prima sperimenta il problema nella pratica e poi trae le conclusioni. Prima fa l’esperienza e poi se la spiega o la spiega. 
Le sue conoscenze sono sempre e comunque “mappe”, strumenti per orientarsi, indicazioni di marcia, e non “territori” in cui il “paziente” viene immesso affrancandolo dalla responsabilità di prendersi cura di sé stesso. 
Ogni Ruota di Medicina, essendo una mappa, serve a due scopi fondamentali: ad orientarsi nel territorio ostile che senza mappa è solo caos, e a conoscere sé stessi in relazione allo spazio in cui ci si trova.
Per usare le mappe è necessario essere un guerriero
Il guerriero è un essere umano che ha deciso di agire la propria libertà, smettendo di essere agito dalle sue convinzioni e credenze e di essere schiavo di condizionamenti abituali acquisiti.
Viene definito guerriero quell’individuo che sa che avrà delle difficoltà più o meno gravose, ma che sceglie di correre il rischio piuttosto che restare intrappolato in consuetudini corrosive e debilitanti. Sceglie di “morire pur di vivere” invece di “vivere aspettando di morire”. È a questo individuo, se si rivolge allo sciamano, che egli indica la strada, fornendogli la mappa per cercare la sua, e sostenendolo nell’ intento.
La tradizione dice che il guerriero (se è tale) dispone di 4 qualità e di 6 attributi, di cui 1 esterno.

Le qualità sono:
  • La PAZIENZA (Est)
  • La GENTILEZZA (Sud)
  • La SPIETATEZZA (Ovest)
  • L’ ASTUZIA (Nord)
Sono qualità dell’essere guerriero, che lo distinguono dall'individuo normale il quale confonde la Pazienza con l’Inanità, la Gentilezza con l’Adulazione, la Spietatezza con la Crudeltà e l’Astuzia con la Furbizia. Queste qualità  vanno coltivate durante l’intera esistenza, in ogni momento della propria vita, ottenendo quella che viene definita da Don Juan Matus l’ “impeccabilità del guerriero”. Alla lunga fanno parte della sua personalità, sono identificative del suo modo di essere sul pianeta, in relazione a tutto ciò che lo circonda.

Gli attributi interni sono:
  • CONTROLLO
  • DISCIPLINA
  • TEMPISMO
  • EQUILIBRIO
  • INTENTO (differenzia un individuo normale da un guerriero più degli altri attributi, e tiene in collegamento gli altri cinque)
Armato delle sue qualità, quando si appresta a compiere qualsiasi nuova sfida, pianifica una strategia di azione e vi applica gli attributi interni.

Il guerriero, però, ha sempre contezza che il suo scopo ultimo è l’avere in sempre maggior quantità energia a disposizione. È fondamentale, perciò, che non disperda e sprechi quella che ha, sia di default, sia acquisita. Egli è consapevole che spreca la maggior quantità di energia nel mantenere in vita la sua importanza personale.

L’importanza personale, che qualcuno chiama ego, ci obbliga a sprecare il 95% della nostra energia vitale, nel tentativo di dimostrare di essere “troppo” qualcosa: grassi, vecchi, intelligenti, furbi (diverso da astuti), buoni (diverso da gentili), stronzi, disponibili (diverso da pazienti), crudeli (diverso da spietati), belli, fighi, eccetera.
È una vera e propria attività che impegna tutta la nostra vita e per la quale investiamo, e dissipiamo, tempo e soldi e relazioni.

Una delle sfide più importanti del guerriero è dunque quella di smettere di sprecare energia eliminando la sua importanza personale. Per fare questo, oltre ai 5 attributi descritti sopra, usa un elemento esterno, il Tiranno, che è un suo attributo perché, in realtà, è una sua proiezione.

Il Tiranno ci distoglie dalla nostra normale attenzione al fine di averla per sé, costringendoci a sprecare la quasi totalità della nostra energia nel tentativo di recuperare il nostro stato precedente al suo arrivo.
Saperlo ci permette di scoprire dove l’importanza personale applica la sua azione, proiettandola all’esterno e agganciadolesi, per poterla smettere. Ha l’opportunità di svegliarsi, di vedere con gli occhi della consapevolezza, dove e con chi e perché cerca inconsciamente di mantenere viva la sua condizione di “strumento” degli altri pur di potersi ornare della sua importanza personale.

Se non ha la fortuna di incontrarlo sulla sua strada, il guerriero è costretto a cercarlo” dice Don Juan a Castaneda. Qui entra in gioco la “Ruota dei Tiranni”, uno strumento potentissimo per riprendersi il proprio potere e smettere di sprecare energia vitale.

Armato dei suoi attributi, con alla testa l’ intento, il guerriero si pone al centro della Ruota, attorno alla quale sono seduti gli otto “interpreti” dei tiranni, che ha scelto fra i partecipanti; seduto di fronte al tiranno del sud (perché il sud è il “posto” delle emozioni) espone il suo punto debole del momento, risponde a domande, utili ad ogni tiranno per focalizzare la propria azione, e finalmente comincia ad interagire con tutti e otto, i quali portano in evidenza quello che comunque sta succedendo nel quotidiano del guerriero.
Il guerriero può “vedere” l’attenzione a cui è rimasto attaccato (che va invece cambiata) e può scoprire come e su che cosa la sua importanza personale lo costringe a sprecare l’energia, nel tentativo di mantenersi nello stato addormentato in cui era e nel quale (in quanto ancora essere umano normale) voleva restare.

Il lavoro è utile e interessante solo se l’ intento del guerriero è così potente da guidarlo ad evolversi togliendosi i viluppi (svilupparsi) di un modo di vivere ordinario per entrare libero in una vita straordinaria.

Per permettere che questo lavoro sia il più possibile utile e funzionale, c’è la necessità di disporre di veri tiranni, impeccabili nella loro funzione, assolutamente gentili, pazienti, spietati e astuti, cioè. Abili praticanti dell’arte dell’agguato e della caccia. Veri guerrieri, insomma.

Quindi, prima di costruire la ruota e di utilizzarla, c’è bisogno che i guerrieri, futuri “tiranni”, siano forniti della conoscenza e dell’allenamento utili ad assolvere a tutti e otto i ruoli, perché sarà il guerriero che vuole sedersi al centro a scegliere chi e dove starà seduto attorno a lui. Nello scegliere, sa che ognuno dei suoi compagni è in grado di impersonare tutti i Tiranni, ma sente che l’impeccabilità di ognuno lo renderà più potente in un ruolo specifico.

Se la parte dura e faticosa del lavoro, è quella di permettere ad un guerriero di disporre di tutta la sua energia e di imparare a non sprecarla più, la parte divertente è quella di imparare ad essere tiranni del guerriero, riconoscendo, prima di tutto, che, per gli altri, gli “altri” siamo noi. E per quanto ci sentiamo (importanza personale) dei creaturini dolci e simpatici, in realtà per qualcuno siamo un tiranno... forse più di uno.

 

 

p.s.: La conoscenza di questa e delle altre Ruote, avendola pagata lautamente, l’ho avuta dalla Deer Tribe https://www.facebook.com/DTMMS; mia è l’abilità nell’uso e nella pratica, che ho acquisito in 30 anni di esperienza mia.

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