La
“Ruota dei Tiranni”, come tutte le ruote di medicina, è
uno strumento utilizzato in chiave sciamanica. Ben lungi dall’essere
un folkroristico giullare per turisti, lo sciamano prima sperimenta il
problema nella pratica e poi trae le conclusioni. Prima fa
l’esperienza e poi se la spiega o la spiega.
Le sue conoscenze sono
sempre e comunque “mappe”, strumenti per orientarsi, indicazioni
di marcia, e non “territori” in cui il “paziente” viene
immesso affrancandolo dalla responsabilità di prendersi cura di sé
stesso.
Ogni Ruota di Medicina, essendo una mappa, serve a due scopi
fondamentali: ad orientarsi nel territorio ostile che senza mappa è
solo caos, e a conoscere sé stessi in relazione allo spazio in cui
ci si trova.
Per
usare le mappe è necessario essere un guerriero.
Il guerriero è un essere
umano che ha deciso di agire la propria libertà,
smettendo di essere agito dalle sue convinzioni e credenze e di
essere schiavo di condizionamenti abituali acquisiti.
Viene
definito guerriero quell’individuo che sa che avrà delle
difficoltà più o meno gravose, ma che sceglie di correre il
rischio piuttosto che restare intrappolato in consuetudini corrosive
e debilitanti. Sceglie di “morire pur di vivere” invece di
“vivere aspettando di morire”. È a questo individuo, se si
rivolge allo sciamano, che egli indica la strada, fornendogli la
mappa per cercare la sua, e sostenendolo nell’ intento.
La
tradizione dice che il guerriero (se è tale) dispone di 4
qualità e di 6 attributi, di cui 1 esterno.
Le
qualità sono:
- La PAZIENZA (Est)
- La GENTILEZZA (Sud)
- La SPIETATEZZA (Ovest)
- L’ ASTUZIA (Nord)
Sono
qualità dell’essere guerriero, che lo distinguono dall'individuo normale il quale confonde la Pazienza con l’Inanità, la
Gentilezza con l’Adulazione, la Spietatezza con la Crudeltà e
l’Astuzia con la Furbizia. Queste qualità vanno
coltivate durante l’intera esistenza, in ogni momento della propria
vita, ottenendo quella che viene definita da Don Juan Matus l’
“impeccabilità del guerriero”. Alla lunga fanno parte
della sua personalità, sono identificative del suo modo di essere
sul pianeta, in relazione a tutto ciò che lo circonda.
Gli
attributi interni sono:
- CONTROLLO
- DISCIPLINA
- TEMPISMO
- EQUILIBRIO
- INTENTO (differenzia un individuo normale da un guerriero più degli altri attributi, e tiene in collegamento gli altri cinque)
Armato
delle sue qualità, quando si appresta a compiere qualsiasi
nuova sfida, pianifica una strategia di azione e vi applica gli
attributi interni.
Il
guerriero, però,
ha sempre contezza che il suo scopo ultimo è l’avere
in sempre maggior quantità energia a disposizione. È fondamentale,
perciò, che non disperda e sprechi quella che ha, sia di default,
sia acquisita. Egli è consapevole che spreca la maggior quantità di
energia nel mantenere in vita la sua importanza personale.
L’importanza
personale, che
qualcuno chiama ego,
ci obbliga a sprecare il 95% della nostra
energia vitale, nel tentativo di dimostrare di essere “troppo”
qualcosa: grassi, vecchi, intelligenti, furbi (diverso da astuti),
buoni (diverso da gentili), stronzi, disponibili (diverso da
pazienti), crudeli (diverso da spietati), belli, fighi,
eccetera.
È
una vera e propria attività che impegna tutta la nostra vita e per
la quale investiamo, e dissipiamo, tempo e soldi e relazioni.
Una
delle sfide più importanti del guerriero è dunque quella di
smettere di sprecare energia eliminando la sua importanza
personale. Per fare questo, oltre ai 5 attributi descritti sopra,
usa un elemento esterno, il Tiranno, che
è un suo attributo perché,
in realtà, è una sua proiezione.
Il Tiranno ci distoglie dalla nostra normale attenzione al fine di
averla per sé, costringendoci a sprecare la quasi totalità della
nostra energia nel tentativo di recuperare il nostro stato precedente
al suo arrivo.
Saperlo ci permette di scoprire dove l’importanza
personale applica la sua azione, proiettandola all’esterno e agganciadolesi, per
poterla smettere. Ha l’opportunità di svegliarsi, di vedere
con gli occhi della consapevolezza, dove e con chi e perché
cerca inconsciamente di mantenere viva la sua condizione di
“strumento” degli altri pur di potersi ornare della sua
importanza personale.
“Se
non ha la fortuna di incontrarlo sulla sua strada, il guerriero è
costretto a cercarlo” dice Don Juan a Castaneda. Qui entra in gioco
la “Ruota dei Tiranni”, uno strumento potentissimo per
riprendersi il proprio potere e smettere di sprecare energia vitale.
Armato
dei suoi attributi, con alla testa l’ intento, il guerriero
si pone al centro della Ruota, attorno alla quale sono seduti gli
otto “interpreti” dei tiranni, che ha scelto fra i partecipanti;
seduto di fronte al tiranno del sud (perché il sud è il “posto”
delle emozioni) espone il suo punto debole del momento, risponde a
domande, utili ad ogni tiranno per focalizzare la propria azione, e
finalmente comincia ad interagire con tutti e otto, i quali portano
in evidenza quello che comunque sta succedendo nel quotidiano del
guerriero.
Il
guerriero può “vedere” l’attenzione a
cui è rimasto attaccato (che va invece cambiata) e può scoprire
come e su che cosa la sua importanza personale lo costringe a
sprecare l’energia, nel tentativo di mantenersi nello stato
addormentato in cui era e nel quale (in quanto ancora essere umano
normale) voleva restare.
Il
lavoro è utile e interessante solo se l’ intento del
guerriero è così potente da guidarlo ad evolversi
togliendosi i viluppi (svilupparsi) di un modo di vivere ordinario
per entrare libero in una vita straordinaria.
Per
permettere che questo lavoro sia il più possibile utile e
funzionale, c’è la necessità di disporre di veri tiranni,
impeccabili nella loro funzione, assolutamente gentili,
pazienti, spietati e astuti, cioè. Abili praticanti dell’arte
dell’agguato e della caccia. Veri guerrieri,
insomma.
Quindi,
prima di costruire la ruota e di utilizzarla, c’è bisogno che i
guerrieri, futuri
“tiranni”, siano forniti della conoscenza e dell’allenamento
utili ad assolvere a tutti e otto i ruoli, perché sarà il guerriero
che vuole sedersi al centro a scegliere chi e dove starà seduto
attorno a lui. Nello scegliere, sa che ognuno dei suoi compagni è in
grado di impersonare tutti i Tiranni, ma sente che
l’impeccabilità di ognuno lo renderà più potente in un ruolo
specifico.
Se
la parte dura e faticosa del lavoro, è quella di permettere ad un
guerriero di disporre di tutta la sua energia e di imparare a
non sprecarla più, la parte divertente è quella di imparare ad
essere tiranni del guerriero, riconoscendo, prima di tutto,
che, per gli altri, gli “altri” siamo noi. E per quanto ci
sentiamo (importanza personale) dei creaturini dolci e
simpatici, in realtà per qualcuno siamo un tiranno... forse più di
uno.
p.s.:
La
conoscenza di questa e delle altre Ruote,
avendola
pagata lautamente, l’ho
avuta
dalla
Deer Tribe https://www.facebook.com/DTMMS;
mia
è l’abilità
nell’uso e nella pratica, che
ho
acquisito
in 30 anni di esperienza mia.
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