venerdì 1 agosto 2014

La Capanna Sudatoria Italiana



Usare la Capanna Sudatoria per me significa innanzi tutto ONORARE con il massimo rispetto quelle culture che la usano da tempi immemorabili e che, facendocela conoscere, hanno condiviso con noi uno strumento di consapevolezza molto potente.

Indifferentemente dalla tradizione e dalla cultura di provenienza, ciò che ci rende ugualmente umani è la nostra biologia e cioè il nostro rapporto di interdipendenza con la natura e i suoi elementi. Avendo però noi “occidentali” fatto una scelta produttivo/religiosa, con cui ci siamo creati la credenza di poter controllare la natura, abbiamo fatto sì che un'esperienza come la Capanna, in cui originariamente si cerca di stabilire una connessione con gli “elementi” e ciò che ne consegue, sia diventata un modo per ottenere/produrre remunerativi “effetti speciali”, o esperienze psichedeliche, o i favori di “Dio”. Mentre, per poter comunicare con quella parte di noi che ha le risposte e le indicazioni che dovremmo seguire utilizzando consapevolmente la coscienza della nostra potenzialità, ci serve prima di tutto uscire dall'attitudine manipolatoria e sfruttante della nostra cultura.

Io ritengo che la Capanna Sudatoria1 si possa assimilare al “campo di Bose-Einstein”. Non mi metto qui a spiegare né cosa sia, né cosa hanno fatto quei due: a me interessa che Bose e Einstain siano stati due rappresentanti autorevoli e qualificati della nostra “tradizione” e che, pur perseguendo un'intenzione produttiva (trovare un “superconduttore”) siano arrivati a dimostrare che due “elementi” incompatibili fra loro, se portati all'estremo limite ambientale2, diventano (e non generano) un terzo “elemento” con caratteristiche tutte sue, mentre i due componenti iniziali perdono le loro caratteristiche individuali e incompatibili.

Semplicemente credo che nel mettersi in situazioni “limite”, ciò che abbiamo coscienza essere separato e in conflitto in noi stessi, trasmuta in qualcos'altro che è la “somma” degli elementi presenti prima, ma con un'identità tutta sua che non genera conflitti. Siccome è il conflitto a generare, a sua volta, le malattie3, trovare un' Unità dentro di noi mi sembra oltre che interessante anche biologicamente “intelligente”.

L'altro “dono” della nostra “tradizione” è la scoperta sc’ïentifica del fatto che non è il DNA il responsabile delle nostre mutazioni: è solo un esecutore di ordini. Dotato di identità e strumenti suoi propri, agisce in base alle informazioni che gli arrivano dalla membrana cellulare e a cambiando le informazioni cambiano le sue azioni. La questione è: da dove arrivano queste informazioni che la membrana cellulare poi passa al DNA? Ovviamente la nostra sc’ïenza non è ancora in grado di sopportare l'idea che siano le “emozioni” ad essere gli informatori: ma noi possiamo bypassarla e arrivarci da soli. Lo scoglio culturale che ci differenzia dalle tradizioni che hanno “partorito” queste pratiche, è che noi crediamo che le emozioni siano originate come re-azioni a qualcosa che avviene “là fuori”, mentre sono azioni interiori conseguenti una scelta. Attivando in noi i quattro “sentimenti di potere”4 possiamo “sentirci” espandere in una condizione di beatitudine, di grazia e, perciò, di guarigione.

Ho osservato, nel tempo trascorso in Capanne Sudatorie e con centinaia di persone, che le “credenze” hanno più potere della realtà e che le limitazioni inconsapevoli dei propri sentimenti creano realtà inesistenti più condizionanti di quella “oggettiva”. Anche solo il panico che avvolge qualcuno nell'entrare in quello spazio delimitato da coperte appoggiate su uno scarno telaio di rami, mi ha colpito. Una realtà di panico in una struttura assolutamente fragile, dove le pareti possono essere distrutte anche da un bambino. E ancora: oggettivamente la temperatura può essere notevolmente elevata, ma nonostante non sia mai entrato nessuno, credo, con un termometro, il dato di fatto è che i metalli scottano e le plastiche si deformano. Eppure ho sentito, nello stesso spazio, che, mentre alcune persone urlavano di voler uscire per il troppo caldo, altre dicevano che avevano freddo, che c'erano gli spifferi. Tutte realtà costruite da ognuno di loro, generate solo dall'interno di sé. Ma questa genesi è talmente potente da impedire e ostacolare realisticamente esperienze volute, cercate, desiderate.

In questa situazione uguale per tutti, esistono “n” realtà completamente diverse una dall'altra e assolutamente reali per chi le vive. Questo dimostra inconfutabilmente che è il vissuto di ognuno di noi, che si basa sulle credenze e convinzioni personali, a creare la realtà di ognuno. Se questo avviene comunque ed è sotto gli occhi di tutti, perché non scegliere di creare quello che è veramente ciò che si vuole e consapevolmente? Se è ciò che ci si immagina possa succedere dentro la capanna che fa vivere alle persone il panico, si tratta di rendersi consapevole di ciò che già avviene inconsapevolmente per poi “usarlo” a nostro beneficio/uso/vantaggio.

Generare i 4 Sentimenti, non è difficile: il difficile è credere che sia possibile, senza nessun intervento esterno. È questa la credenza/convinzione che sarebbe saggio cambiare.

In Capanna è saggio osservarsi mentre succedono e si dicono cose che non si sarebbe mai pensato di essere noi a fare o dire. Volendo tutte le informazioni su cosa succederà dentro, c’è il rischio che ci si prepari e ci si chiuda al nuovo. L'effetto “Bose-Einstein” serve a questo: creare un ente “noi” diverso dalle parti separate in cui lo dividiamo che sappia cosa fare per la nostra guarigione. Meglio e di più di ognuno dei coinquilini5 da solo o tutti in squadra.

L’esperienza di una sola Capanna, può essere risolutiva (?) come no, non c’è l’anelito/ansia a produrre, come dicevo all’inizio. Per cui è meglio non crearsi aspettative in nessuna direzione.

L'attrezzatura necessaria a partecipare è essenzialmente la propria pelle nuda. Io, al contrario di qualcuno, non imporrò mai a nessuno di starsene nudo a tutti i costi, né, come fanno altri, ad indossare paramenti particolari. Mi limito a consigliare di prendere il pudore/vergogna che si prova come un ulteriore limite che si ha l’opportunità di superare. Per cui consiglio di lasciare che il costume da bagno copra le nostre pudenda e poi, se si sente che il cambiamento sta avvenendo, toglierselo (all’interno essendo al buio) e godere della propria libertà dai condizionamenti.

Non serve prendere appunti, quindi sconsiglio di portarsi dietro il materiale necessario, mentre consiglio di portare acqua da bere, 1 asciugamani/accappatoio/telo per quando si esce, 1 stuoietta o telino su cui sedersi all’interno (che ci sono i sassolini e le erbette che danno fastidio), 1 borsa impermeabile dove lasciare i vestiti asciutti per quando si esce (l’umidità del bosco è elevatissima), ciabatte per chi ha i piedini delicati (io li ho), e cibo leggero da usare e/o condividere in pausa pranzo.

Per il resto, il fatto che ci si trova alle 10.00 del mattino è perché si entri in Capanna, nel tardo pomeriggio-sera, preparati quanto basta.

Buon divertimento! :-)
1 …. ma anche le camminate sulle braci, le danze Sufi, lo yoga, l' Umbanda, eccetera
2 Nel loro caso molto prossimo allo Zero assoluto di -247°
3 Vedi “Le 5 leggi biologiche della Nuova Medicina Germanica” di Hamer.
4 Amore, Compassione, Gratitudine e Perdono
5Mente, corpo, anima, spirito; io, ego, super io; conscio, inconscio, subconscio, superconscio; e via citando...

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