Eccomi, finalmente, a “camminare le mie parole”.
Dopo
aver scritto "La Libertà è Oltre...", un libro su cosa c’è da destrutturare in ognuno di
noi, risalendo alle cause e alle modalità della strutturazione, sono
uscito dalle stanze della grande caverna e mi metto a scoprire cosa
c’è qua fuori.
Sono
stato a lungo sulla soglia a cercare di decidermi se tornare indietro
o proseguire verso l’ignoto.
È la parte più dura, quella più dolorosa perché “sai quello che lasci, ma non sai quello che trovi”.
È la parte più dura, quella più dolorosa perché “sai quello che lasci, ma non sai quello che trovi”.
Ormai non c’era alternativa. Non tanto al fatto di restare lì
fermo, quanto all’avere ancora la vista su ciò che succede dentro.
Quell’impulso
ad urlare “Ma come fate a non capirlo?” dedicato soprattutto a
chi sembrava che gli occhi li avesse ben aperti.
Ne
ho conosciuti di tutti i tipi, ma sempre, alla fine, limitati ad una
verità, o meglio: ognuno ad una verità. Quando l’unica verità - e non la mia - è
che
- lì dentro niente è vero,
- è tutto totalmente costruito ad arte, manipolato a nascondere che la Verità è là fuori,
- la Verità non ce l’ha nessuno perché la Verità non si può possedere, nessuno può usufruirne a scapito di chi non ce l’ha
- se c’è qualcuno che sa la Verità, non è di sicuro mai tornato a raccontarcela.
Ecco
che ora mi metterò a scoprire la mia, e in questa immensa giungla
online, potrò dire ciò che voglio “tanto non mi ascolterà
nessuno” e non avrò bisogno che qualcuno mi ascolti.
La
prima forte sensazione è che c’è
talmente tanto di tutto da poter non solo scegliere qualsiasi cosa,
ma anche e soprattutto di crearsi ogni qualsivoglia realtà. Dove
sbatti, sbatti. Va bene comunque.
La
più forte esperienza è legata a quel concetto, comunemente chiamato
“amore”, del quale lì dentro si conoscono solo le regole, ma di
cui né si conosce l’origine, né gli effetti reali sulla vita di
ogni singolo individuo. Non si accetta che ognuno ne abbia una
propria esperienza individuale e soggettiva, e, siccome l’“amare”
genera una propensione alla condivisione, si
presume che ci debbano essere almeno due visioni uguali. Per formare
una “coppia”, come minimo, e poi per confrontarsi con altri che
la pensano uguale.
Quello
che ho sperimentato sulla soglia, invece, è stato che l’amore non
si può condividere, non ci può essere un modo di descriverlo che
alcun altro possa comprendere.
Qualsiasi cosa sia è un’esperienza di espressione di sé, non un concetto comunicabile. In quanto tale, anche se ci scrivi libri, ci fai film e poesie o crei opere d’arte e musicali, chi riceve le tue descrizioni non percepirà mai ciò che tu hai vissuto, ma solo la sua traduzione nel linguaggio e nei significati che lui possiede.
Qualsiasi cosa sia è un’esperienza di espressione di sé, non un concetto comunicabile. In quanto tale, anche se ci scrivi libri, ci fai film e poesie o crei opere d’arte e musicali, chi riceve le tue descrizioni non percepirà mai ciò che tu hai vissuto, ma solo la sua traduzione nel linguaggio e nei significati che lui possiede.
Uno
dei propulsori più potenti che mi ha fatto decidere di uscire dalla
caverna è stato lo sconvolgimento che mi ha prodotto l’“amare”
una donna speciale. E questa volta, invece di cercare di accaparrarmi
i “favori” della persona, sono rimasto a farmi nutrire e
rigenerare dall’energia vitale che si manifesta in me.
Nonostante
la mancanza della sua presenza, io mi nutro di ciò che sento
rigenerarsi in me.
Senza
condividere, né invadere, né chiedendo a lei di esserci.
Fuori
dalla caverna succede così.
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